Tuesday, February 20, 2007
Post-Punk
“I Sex Pistols cantavano No Future, invece un futuro esiste e noi stiamo provando a costruirlo”.
Allen Ravestine,
Pere Ubu,
1978
Con questa citazione si apre Post-Punk, voluminoso tomo opera di Simon Reynolds che subito dalle prime pagine riesce a imporsi come testo indispensabile per chi, come il sottoscritto (benché ai tempi appena sceso dal seggiolone) è musicalmente devoto a quel periodo musicale compreso tra l’immediato declino del punk e i primi ’80. Anni artisticamente e creativamente intensissimi, gli unici in grado di gareggiare in qualche modo con l’epoca d’oro dei sixties (che invece non mi appartengono); tutti accumunati dal tentativo di riedificare un futuro musicale stimolante e nuovo che prendesse la distanze dall’autodistruzione punk e dalla piazza sonora pulita che questo aveva fatto.
Reynolds, giornalista di un sacco di storiche riviste musicali, snocciola aneddoti, retroscena e squarci socio-culturali che ben rendono l’irripetibile clima di quegli anni, dove sperimentazione, suono, grafica e immagine si rincorrevano in un vortice di energia inarrestabile.
Consigliato a chi oggi si strappa capelli e mutande per Franz Ferdinand, Interpol o Editors.
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3 comments:
se me la regali la leggo
Che dire... anche ad averne di capelli, non me li strapperei di certo per Franz Ferdinand e soci!
Al contrario qualche anno fa ricordo una discreta cresta troneggiare sul mio capo.
Non che sia vecchio, anzi, ma le faccende tricologiche non conoscono età.
Detto questo... Gabba Gabba Hey, We Are a Happy Family!
Premesso che ehm, comunque i dischi dei Ferdinand & C. li ho.... don't worry, anche Joe Strummer si fece la cresta fuori tempo massimo, quindi...
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