Friday, April 20, 2007

NIN Year Zero


Ormai è raro che l’attesa per l’uscita di un disco riesca a elettrizzarmi come in passato, ma recentemente mi è successo con il nuovo dei Nine Inch Nails, uscito e comprato proprio oggi dopo averne seguito da qualche mese a questa parte gestazione e intrigante promozione sul loro sito. Complice il fatto di averli scoperti e iniziati a seguire tardi, solo da un’annetto circa con il precedente With Teeth, questo nuovo lavoro coincide con il mio massimo picco d’interesse per il loro lavoro, e l’attesa non è stata vana.

Trent Reznor è una figura singolare e laterale nel panorama musicale, che dall’iniziale violenta carica autodistruttiva ha ora raggiunto una personale maturità artistica, seguendo sempre la propria strada senza cercar mai troppo fama e clamore, e riuscendo a originare un grande ibrido di potente rock electroindustrial che spesso trovo accostabile per il ricercato e stilizzato rigore compositivo e sonoro al lavoro dei Wire, altri grandissimi e incollocabili del postrock di sempre.


Year Zero è un concept album che si svolge in un apocalittico scenario non troppo futuribile, debitore del 1984 di Orwell, in cui dilaga la paranoia da controllo e il governo tiene in pugno la popolazione tramite una nuova droga disciolta nell’acqua potabile. Ammirevole la promozione del disco mediante un intelligente gioco di veri e falsi indizi disseminati ad hoc prima dell’uscita: pennette USB con misteriosi codici e numeri telefonici lasciate in giro dopo i concerti, finti siti internet, foto e immagini alterate, tutto per dare una credibilità tale al progetto al fine di abbattere quasi il confine fra prodotto e realtà, dove le stesse azioni dell’ascoltatore diventano parte integrante dell’opera.

Musicalmente il disco è composto e quasi tutto suonato al computer dallo stesso Reznor, costruito in gran parte su un’elettronica stratificata e distorta, ricercata e mai banale, con suoni e campionamenti come al solito di una cura maniacale. Hyperpower!, il primo pezzo, chiarisce subito come stanno le cose. A un primo ascolto forse il loro lavoro più immediato e insieme più complesso. Mi preparo per il secondo.

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