Wednesday, January 30, 2008

Chroniques d’Angoulème pt.1

Cari amici, la questia è questa: il vostro geniale autore obliquo preferito in realtà è un rimbambito, e ve lo dimostrerà.

Il geniale autore, già malaticcio come sempre quando deve lasciare la sua grotta, parte per benino da Torino col trenino, valigetta e borsa in spalla, destinazione Parì. E a Parì presto arriva e presto scende, e devoto solo ai suoi kleneex e attento a non sbagliar metrò lascia la Gare de Lyon per quella di Montparnasse, in perfetto orario. Cambia metrò a Chàtelet e inforca la linea 4 che lo porterà a prendere il tgv per Angoulème. Dopo un paio di minuti di ciondolamento appoggiato a un palo del vagone, il geniale autore si volta verso le porte del treno e specchiandosi nel vetro riesce quasi a rintracciar nel suo volto una parvenza di rilassatezza e compiacimento per il liscio scorrere del viaggio finora, arrivando quasi a goderselo. Massì, alla fine viaggiare è figo, il movimento, la gente, l’energia, lo sai pirla ma sei sempre il solito, eccetra insomma le solite cose che pensa in 'sti moments. POI, il suo sguardo scende sul vetro, corre verso le sue spalle riflesse e lo scopre. L’orrore. Lì, accovacciato sulla sua schiena. Proprio vicino alla tracolla della valigetta sulla spalla. L’orrore dell’assenza, lo spettro della non-presenza. La scimmia del grande nulla. The Big Nothing. Insomma non c’è niente. Specialmente la sua borsa. Quella con i vestiti, medicine, caricacellulare e caricaIpod, mutande, calzini, ciabatte. Sulla faccia del geniale autore si forma all’istante una crepa che l’attraversa obliquamente (ovvio) da lato a lato, in un assordante silenzio sente scricchiolarne i pori e sbianca come un lenzuolo. La sincronia fra l’imperlarsi di goccioloni di sudore freddo sulla sua fronte e il fulminante fotogramma mentale della sua borsa lasciata mezzo metro sulla sua testa sull’eurocity circa VENTI candidi e immacolati minuti prima è ammirevole e perfetta. Il geniale autore strabuzza gli occhi, annaspa con contegno, ma neanche tanto visto che qualcuno se ne accorge e alza la testa dalla sua copia di Liberation per guardare sto tipo che improvvisamente inizia a agitarsi e impallidirsi, manco avesse appena ricevuto telepaticamente la notizia della morte del suo rarissimo e costosissimo istrice tripode albino del Kalahari, con allegato biglietto sentite condoglianze, cara la mia testa di minchia. Da qui in poi il geniale autore non si sente più tanto geniale e precipita in una paranoia di cheffaccio torno indietro no poi perdo la coincidenza sì ma così perdo la borsa porcoqui e madonnalà, che vi risparmia, come vi risparmia tutto il tempo perso nei due giorni dopo a cercare di riavere la sua borsa inseguendola nei numeri telefonici delle ferrovie francesi, NON sapendo il francese e rompendo quindi subito le balle alle mia editor francese appena conosciuta, che è stata magnifica e ha fatto tutto il possibile, purtroppo inutilmente. Il massimo si raggiunge quando ad Angoulème sabato pomeriggio allo stand di Vertige l’autore rimbambito dedica un libro a un tipo che salta fuori non solo lavorare a Parigi alle ferrovie, ma essere addirittura il RESPONSABILE SUPREMO della Gare de Lyon. Botta di culo pazzesca. Ma sempre inutile. Il tipo, signor Clement Michel che qui sentitamente l’autore rimbambito ringrazia è disponibilissimo e subito si mobilita per lui (che naturalmente vorrebbe regalargli all'istante l’intera tiratura di Grotesque), ma ieri mattina, quando tornato a Parigi l’autore si presenta all’ufficio Oggetti Ritrovati della Gare de Lyon tutto quello che gli mostrano ritrovato sul suo treno è una borsa non sua, con dentro vestiti da donna. Amen, a sto punto l’autore si rassegna, anzi diciamo che ne sbatte pure. A parte ‘sta sua minchiata, il festival è andato infatti benone e quando lascia Parigi l’autore rimbambito si sente invece un po’ quasi il Raggiante Artista in rientro dal Fronte Splendente. Almeno fino alla prossima minchiata, ovvio.

Bene, a presto per il resoconto dal fronte.

10 comments:

Jack said...

Ohibò, la maledizione dei treni fantasma continua a colpire i disegnatori in viaggio, specialmente sul Poncho :-O

E io che pensavo avessimo (tu e io) esaurito i conti con la sfiga dei treni un paio di anni fa, in un viaggio verso Napoli...

Coraggio. Capitò pure a me qualche annetto fa, tornando da Milano, dio scordare la borsa sul treno, ma in quel caso riuscì a rcuperarla...

Unknown said...

ahahahahahahahahahah...mi spiace, davvero...ahahahahahaah...scusa ma non riesco ahahahahaahahaha smettere ahahahahahahahahahhahahaha

Anonymous said...

adesso tiraci un po' su il morale col resoconto della mostra :P
hai comprato qualche volume interessante da consigliare a noi francofili?

Anonymous said...

ah ah ahahahahah!!!
non meglio di un certo scemo che perde il cellulare prendendo la borsa comicon sbagliata UGUALE a tutte le altre...
ahahah ahahah ahahahahahahah!

alessio

Anonymous said...

Per il reportage sto aspettando di poterlo corredare con una videointerviù fatta per Fnac TV ke ancora non hanno messo online e una foto che mi ritrae con xxxxxx (surprize!) ke devono mandarmi...

Si alessianonymous, ank'io rimembro di un certo Marcuzio Incoronato ke anni fa si disperava via mail con chiunque avesse preso la sua borsa per sbaglio, venendo così in possesso del suo cellulare zeppo di preziosissimi numeri di narcotrafficanti colombiani...

Anonymous said...

io stavo dimencando il bankomat ieri al pompidou perchè guardavo le tette della cassiera, ma lei me l'ha ricordato! ciao ponk scontento che tu non abbia ritrovato la borsa vabbe, quando vengo a trovarti ad asti prometto che mi dimentico il portafoglio sul regionale!
mandi
manu

Roberto Zaghi said...

Eheheh.
Ho fatto la tua stessa minchiata a Tokyo, ma con botta di culo finale: l'ho ritrovata (e dentro c'erano: passaporto, soldi, computer, telefono, chiavi di casa).
Vengo orora dalla fumetteria dove ho aquistato il mio primo Obliquomo, mò me lo leggo!
Ciao!
-rz-

Unknown said...

Ponkione smemorone

Anonymous said...

Graz della solidarietà minchiona. Ora mi sento un pochino meno rimba.
Manu: almeno le tette sono un'ottima distrazione...
Roberto: eccellente! Buona lettura.

Mastro Alberto Pagliaro said...

La sigla REM sta per Rapid Eye Movement, movimenti oculari rapidi. Si tratta della fase attiva del sonno caratterizzata da rapidi movimenti degli occhi che corrispondono ad una intensa attività cerebrale simile a quella che si ha da svegli; insieme agli occhi si registra anche un'attività a livello muscolare.
La persona sembra sveglia ma allo stesso tempo è profondamente addormentata. Per tale motivo, questa fase è detta anche sonno paradosso.

Il sonno Rem è stato scoperto in America nel 1953; prima di tale data si credeva che il sonno fosse un periodo di completa inerzia e passività di tutto l'organismo.

In una notte si hanno in media quattro o cinque episodi di sonno Rem intervallati da episodi di sonno Non Rem. Col passare delle ore i periodi Rem sono sempre più ampi. È in questa fase che si sogna.

riposati!
:-)