Monday, December 04, 2006

‘Ja think I'm a cowboy ?


Da bimbo avrò rivisto questa strip decine e decine di volte. Ogni volta ero incredulo che alla sua prima apparizione Popeye fosse così diverso, ancor più brutto e rozzo se possibile, di come invece l’avevo già familiarizzato nelle centinaia di pagine lette in precedenza. All’epoca fu l’illuminante scoperta che i personaggi hanno una vita propria, si evolvono nel tempo, in un patto incondizionato fra loro stessi e la mano di chi li disegna, costretta spesso a piegarsi al carattere e all’esuberanza dei segni che traccia. Non è poi un segreto che il lavoro di E.C. Segar mi abbia sempre influenzato, diventando negli anni terreno fertile su cui impiantare altre influenze e germogliar visioni più personali.
Recupero un mio intervento di qualche mese fa sul blog di Igort che credo ben renda l’idea di questo debito:

Dunque sarà stato l’85 circa, quindi avevo 10 anni e un giorno riuscii a
convincer mia madre a portarmi a Torino in cerca di ogni possibile cosa
esistente che fosse di Braccio di Ferro, quaderni, diari, gomme, caramelle e
naturalmente fumetti. La piccola Asti nella sua grande sfiga offriva quasi
zero ma erano i tempi yuppi che erano duri col vecchio guercione o forse
solo io scemo nella mia bimbaggine a non saper dove guardare. Mi sentivo
come un giovane papero in partenza per il Klondike. In un pomeriggio eterno
girammo tutte le cartolerie, librerie e pulciose bancarelle che il grigiore
torinese aveva da offrire alle mie corte gambette (forse solo 3 o 4 ma io ne
ricordo molte di più) e purtroppo verso sera sconfitto e acciggliato me ne
tornavo in stazione a mani vuote, staccato di qualche metro dalla mamma per
non far vedere l’abbattimento. L’orgoglio innanzitutto. Ma ecco spuntar
fuori la pepita. Mia madre mi chiama e voltandomi la vedo vicino a una
bancarella sotto i portici zona Porta Nuova indicante un enorme volumone
rosso con in copertina scritto POPEYE in giallissimo (quello della Milano
Libri) e sonante sganassone sottostante. Da allora amo il giallo.
Improvvisamente sbrocco dando di matto. La mamma mi compra la Bibbia, e
torniamo in stazione con me staccato di qualche metro DA TERRA per non far
vedere la gioia. Dopo un ritorno in treno disconnesso da ogni realtà
circostante perso a sfogliare cazzotti aggiungendo io il sonoro, a casa
piazzai il librone dritto sullo schienale del divano in modo che potessi
vederlo bene da tutta la stanza e ce lo lasciai per settimane. Guai chi
toccava. Ogni giorno tornavo da scuola e aprendo la porta me lo trovavo
davanti e giù a risfogliare e il risotto a raffreddarsi. Giorni e giorni.
Questo solo per dire come stanno le cose fra me e il marinaio.
Solo un po’.
Che mi venga.



4 comments:

Anonymous said...

Bellissimo e dolce racconto...grazie

Unknown said...

lo riconosco...questo è amore! ponkio è innamorato di braccio di ferro. non piangere olivia, loro sono felici e tu hai sempre bluto.

nuvoleonline said...

Io ricordo che il primo libro a fumetti che mi passò questa insana passione fu una strenna, credo di Mondadori, dal titolo "50 anni di Braccio di Ferro".
All'interno un sacco di riproduzioni di fumetti d'epoca, ma soprattutto il racconto della biografia di Segar da parte di Sagendorf, che mi illustrò, a nove o dieci anni, l'esperienza anche "lavorativa" del fare fumetti. Alla prima occasione scrissi un tema a scuola sul libro, e credo sia stato il momento preciso in cui da gioco il fumetto si trasformò in passione.

Grazie per avere condiviso il tuo ricordo,

un saluto,
c.

Sergio Ponchione said...

Potrei scrivere gemella deriva nostalgica per i 50 di BdF, ke altrettanto sfogliai e risfogliai, consumando le foto dei giocattoli vintage, foto, e soprattutto gli spaccati/sezioni e mappe della geografia marinaia che letteralmente mi spaccavano il cervello, e soprasoprattutto il cast di personaggi successivi creati da Sagendorf mai apparsi in Italia (perdio ma questi ki sono? Dove li trovo? Cosa fanno? E perchè?) ma visto che sto già per farlo la pianto.

Per un pò, sempre da ingenuo bimbo, ho anke preferito Sagendorf a Segar. Poi negli anni capì e il primo rimase un simpatico intrattenitore mentre il secondo il vero genio.

Grazie attè.