Wednesday, December 20, 2006

The Artist special


“Hurricane” Ivan Manuppelli è un giovane sbarbo poco più che ventenne, che conosce e si nutre di un sacco di cose che normalmente i poco più che ventenni neanche sanno esistere, almeno dalle mie parti. Roba sana e genuina come i vecchi b-movie, il garage rock psychobilly, gli horror comics della EC e naturalmente quelli underground americani. Frutto di queste sue passioni è The Artist, rivista da lui diretta che in questi giorni festeggia l’uscita nelle fumetterie di questo specialone fuoriserie tutto dedicato al nano Puck (mascotte della rivista) e ai suoi improbabili compagni. Più di 120 pagine di follie assortite partorite da eminenti scocomerati della matita (fra cui Hunt Emerson, Massimo Semerano, Foolbert Stourgeon, Pat Moriarity, David Vecchiato, Squaz e tanti altri) racchiuse dalla frizzante doppia cover di Paolo Bacilieri.


Partecipo alla sarabanda con “Evocazione!” storiella di 5 tavole con Obliquomo come guest star, e un’illustrazione gigante dinamicamente colorata dallo stesso Ivan.

Tuesday, December 19, 2006

Augh-uri !


Panettoni e bollicine a tutti. Arf.

Keep on strumming, Joe



Esattamente quattro anni fa scompariva Joe Strummer, leader dei Clash. Uno dei rocker più carismatici che la musica abbia mai avuto e da sempre una delle mie icone.

Keep on strumming Joe, wherever you are.

Tutti a tavola !




Fatevi venire l’acquolina in bocca per gli imminenti bagordi natalizi col nuovo numero di Maltese Narrazioni, stavolta interamente dedicato al cibo e affini. In menù una raffinata scelta di gustosi racconti culinari adeguatamente innaffiati da illustrazioni inedite di Massimo Giacon, Otto Gabos, Giuseppe Palumbo, Filippo Scòzzari, Gabriella Giandelli, Paul Karasik, Elfo, Elettra Gorni, Ivan Manuppelli, Wally Vain and myself. Nelle librerie Feltrinelli e non solo. Bon appètit.

Tuesday, December 12, 2006

Trance-Fusion


Frank Zappa mi cambiò la vita. Vi basti questo.
Suonerà azzardato (i motivi sono tanti, troppi) ma ogni vero zappiano sa bene cosa intendo. E probabilmente gioirà come me durante l’ascolto di Trance-Fusion, primo vero disco inedito di FZ dopo anni di false attese, superflue raccolte e tributi che moglie e figli (detentori del suo patrimonio musicale) continuano inutilmente a sfornare, pensando di soddisfare in qualche modo gli orfani zappiani rimasti digiuni di nuove sue ineguagliabili architetture sonore.


Il disco è una strepitosa raccolta di guitar solos in gran parte estratti dall’ultimo live tour del 1988, cinque anni prima della sua morte. Assolutamente non per tutti, anzi. Ma Zappa non è mai stato per tutti, sempre troppo unico e fuori da ogni catalogazione (anche umana) tanto da crearsi un ferreo seguito maniacale da un lato e un quasi completo ignoramento dalla scena musicale “ufficiale” dall’altro.
Io, come avrete capito, sto nel primo lato, e a conferma del mio status riporto un calzante punto di vista di Otto Gabos tratto dal suo blog:

“L’Obliquomo di Sergio Ponchione è senza dubbio un’opera che mette in pratica quell’osmosi tra musica e fumetto di cui accennavo nel post precedente. Il segno di Sergio è la sintesi elaborata da anni di assimilazione diretta da sorgenti diverse. E se risulta evidente un richiamo a Segar e Chris Ware diventa un po’ più sottile scorgere tra le pieghe una profonda ammirazione che sfocia nell’ispirazione nella complessa e spiazzante struttura sonora di Frank Zappa. Non si tratta solo del gioco intellettuale che semina e nasconde citazioni tra una vignetta e l’altra, gioco tra l’altro divertente, ma soprattutto di una acuta capacità d’assimilazione, presa di coscienza e riassemblamento seconda una personalissima visione dell’autore”.

Monday, December 04, 2006

‘Ja think I'm a cowboy ?


Da bimbo avrò rivisto questa strip decine e decine di volte. Ogni volta ero incredulo che alla sua prima apparizione Popeye fosse così diverso, ancor più brutto e rozzo se possibile, di come invece l’avevo già familiarizzato nelle centinaia di pagine lette in precedenza. All’epoca fu l’illuminante scoperta che i personaggi hanno una vita propria, si evolvono nel tempo, in un patto incondizionato fra loro stessi e la mano di chi li disegna, costretta spesso a piegarsi al carattere e all’esuberanza dei segni che traccia. Non è poi un segreto che il lavoro di E.C. Segar mi abbia sempre influenzato, diventando negli anni terreno fertile su cui impiantare altre influenze e germogliar visioni più personali.
Recupero un mio intervento di qualche mese fa sul blog di Igort che credo ben renda l’idea di questo debito:

Dunque sarà stato l’85 circa, quindi avevo 10 anni e un giorno riuscii a
convincer mia madre a portarmi a Torino in cerca di ogni possibile cosa
esistente che fosse di Braccio di Ferro, quaderni, diari, gomme, caramelle e
naturalmente fumetti. La piccola Asti nella sua grande sfiga offriva quasi
zero ma erano i tempi yuppi che erano duri col vecchio guercione o forse
solo io scemo nella mia bimbaggine a non saper dove guardare. Mi sentivo
come un giovane papero in partenza per il Klondike. In un pomeriggio eterno
girammo tutte le cartolerie, librerie e pulciose bancarelle che il grigiore
torinese aveva da offrire alle mie corte gambette (forse solo 3 o 4 ma io ne
ricordo molte di più) e purtroppo verso sera sconfitto e acciggliato me ne
tornavo in stazione a mani vuote, staccato di qualche metro dalla mamma per
non far vedere l’abbattimento. L’orgoglio innanzitutto. Ma ecco spuntar
fuori la pepita. Mia madre mi chiama e voltandomi la vedo vicino a una
bancarella sotto i portici zona Porta Nuova indicante un enorme volumone
rosso con in copertina scritto POPEYE in giallissimo (quello della Milano
Libri) e sonante sganassone sottostante. Da allora amo il giallo.
Improvvisamente sbrocco dando di matto. La mamma mi compra la Bibbia, e
torniamo in stazione con me staccato di qualche metro DA TERRA per non far
vedere la gioia. Dopo un ritorno in treno disconnesso da ogni realtà
circostante perso a sfogliare cazzotti aggiungendo io il sonoro, a casa
piazzai il librone dritto sullo schienale del divano in modo che potessi
vederlo bene da tutta la stanza e ce lo lasciai per settimane. Guai chi
toccava. Ogni giorno tornavo da scuola e aprendo la porta me lo trovavo
davanti e giù a risfogliare e il risotto a raffreddarsi. Giorni e giorni.
Questo solo per dire come stanno le cose fra me e il marinaio.
Solo un po’.
Che mi venga.



Friday, December 01, 2006

Altre Isole


Così si intitola la nuova storia a cui sto lavorando per Coconino. Dovrebbe essere il primo albo di “Grotesque”, una mia miniserie nella collana Ignatz che spero vedrà le stampe il prossimo anno. Tengo condizionali e dubbi perché la programmazione coconina è sempre in evoluzione e i cambiamenti, specie di tempistica, sono spesso dietro l’angolo. Io intanto vado avanti e spero di finire al più presto. Ci sto lavorando ormai da mesi, con purtroppo frequenti interruzioni e lunghe pause per seguire altri lavori. E ogni volta che ci rimetto mano si fa un po’ di fatica, come calzare un paio di scarpe non messe da tempo. Il piede deve riprenderci confidenza, ma passate le prime smorfie poi si marcia comodi e a pieno regime.

L’atmosfera della serie è una specie di Ai Confini della Realtà in versione obliqua. Naturalmente l’Obliquomo è di casa, ma non l’inquilino principale, piuttosto il pusher all’angolo della strada che spaccia visioni e innesca vicende.

Nello specifico, Altre Isole si compone di tre racconti paralleli narrati contemporaneamente che vanno a convergere in un finale in comune, pur essendo ambientati in tre epoche diverse, passato presente e futuro. Fulcro di ogni racconto è la presenza di una certa tipologia di isola, inteso come luogo separato dal resto delle cose e ambita meta da raggiungere, ognuna con il suo significato preciso, che determina poi il taglio di ogni racconto: avventuroso, visionario ed esistenziale.

Sto cercando di dare un respiro più ampio alla narrazione rispetto al librobliquo, quindi più sintesi nei testi a favore della suggestione delle immagini. La tavola in alto, ancora in lavorazione, ne è un esempio. E’ una scelta di cui sentivo il bisogno, dopo la densità (voluta) del libro.

Incuriositi? Spero di sì.